#Metoo, Kevin Spacey-Underwood è tornato? Gli altri nomi eccellenti accusati di violenza sessuale

Dopo l’assoluzione che lo ha scagionato dall’accusa di molestie, il protagonista della serie Netflix House of Cards è apparso in un’intervista semi-seria con Tucker Carlson, senza risparmiare qualche frecciata alla casa di produzione “Esiste grazie a me”

 

Dopo l’assoluzione che lo ha scagionato dalle accuse di molestie sessuali, Kevin Spacey è tornato a vestire i panni di Frank Underwood, il protagonista di House of Cards, celebre serie di Netflix. Ha duettato con l’ex commentatore di Fox Tucker Carlson, in un’intervista semi-seria condivisa su X e YouTube.

Sempre sul filo dell’ironia, l’attore due volte premio Oscar non ha mancato di lanciare frecciate alla casa di produzione che lo ha estromesso prima del verdetto di un giudice.”Bizzarro che abbiano deciso di tagliare pubblicamente i ponti con me solo per delle accuse che si sono dimostrate false. Netflix esiste grazie a me”.

Il processo e l’assoluzione di Spacey

Lo scorso luglio il 64enne è stato assolto da tutte le accuse di abusi sessuali nei confronti di quattro giovani uomini tra i 20 e i 30 anni per fatti avvenuti tra il 2001 e il 2013. I giurati di Londra hanno accolto la tesi della difesa: gli accusatori hanno tentato di estorcere denaro all’attore. Spacey è stato il primo a essere accusato di molestie sessuali sulla scia del movimento #MeToo esploso dopo il caso del produttore cinematografico Harvey Weinstein.

Caso Weinstein, il vaso di Pandora scoperchiato

È il 5 ottobre del 2017 quando il New York Times pubblica l’articolo esplosivo: Harvey Weinstein ha pagato per decenni le donne che lo accusavano di molestie”. Il pezzo scoperchia un enorme vaso di Pandora. Tra le vittime cita i nomi di star di Hollywood del calibro di Gwyneth Paltrow e Angelina Jolie. Si fa avanti anche Asia Argento, che denuncia pubblicamente il re dei produttori su Twitter. Per Weinstein è l’inizio della fine. Il produttore è al centro di sei indagini, viene espulso dal comitato dell’Accademy e deve dimettersi dalla propria società di produzione.

Oltre cento donne escono allo scoperto accusandolo di molestie e stupri. L’ex produttore diventa il simbolo della lotta contro gli abusi sessuali endemici nel mondo dello spettacolo, dando vita al movimento che dagli Stati Uniti si diffonde e arriva anche in Europa, Italia inclusa.

Nel 2020 i giudici di New York hanno condannato l’ex re di Hollywood a 23 anni di carcere per stupro. Lo scorso febbraio da Los Angeles è arrivata un’altra condanna a 16 anni per la stessa accusa. Ma per il 71enne non è finita. Due mesi fa l’attrice Julia Ormond ha fatto causa a Weinstein, oltreché alla Disney e all’agenzia di talenti Creative Artists Agency, che l’avrebbero indotta a tacere sulle presunte molestie subite sul set nel 1995. Entrambe le società hanno confutato la tesi di Ormond.

Il produttore cinematografico Harvey Weinstein
Il produttore cinematografico Harvey Weinstein | Foto David Shankbone – CC BY 3.0 DEED (Creative Commons Attribution 3.0)

Dopo lo scandalo Weinstein, decine e decine di donne che di sono fatte avanti per denunciare. Nel mirino sono finiti altri nomi noti di Hollywood. Oltre a Spacey, sono stati accusati, tra gli altri, l’attore Dustin Hoffman e il regista Brett Ratner.

Prima del #Metoo

Prima che esplodesse il movimento #Metoo altri nomi pesanti del cinema sono stati accusati di violenza sessuale. È il caso dell’attore Bill Cosby, che nel 2014 viene stato accusato di aver drogato e abusato per anni di giovani attrici. Il protagonista della serie tv anni ‘80 I Robinson è stato condannato nel 2018 in Pennsylvania anche se tre anni dopo la pena è stata annullata per un vizio di forma nel processo. Lo scorso giugno un’altra tegola addosso all’85enne. Il “dottor Robinson” è stato portato in tribunale per molestie sessuali da nove donne in Nevada. Altre azioni legali sono in corso in California e in New Jersey. Cosby nega ogni addebito.

Vengono da lontano le accuse che inseguono da decenni il regista Roman Polanski. La prima risale al 1977, quando l’allora tredicenne Samantha Geimer lo denunciò per stupro. Lui scontò 42 giorni di carcere e poi, grazie al pagamento della cauzione, lasciò gli Stati Uniti per trovare asilo in Francia, dove non viene applicata l’estradizione nei confronti dei propri cittadini. Trent’anni dopo è stata la volta dell’attrice Charlotte Lewis, che nel 2010 ha denunciato pubblicamente di avere subìto abusi sessuali nel 1982, quando aveva 16 anni. Ultima in ordine di tempo è stata Robin M., che lo scorso agosto, nel corso di una conferenza stampa a Los Angeles ha sostenuto si essere stata abusata nella Carolina del Sud nel 1973 ancora minorenne.

Le nuove accuse a Gerard Depardieu

Propri in questi giorni è riesploso il caso dell’attore francese Gerard Depardieu, dopo che agli inizi di dicembre l’attrice Emmanuelle Debever, si è tolta la vita gettandosi dal fiume Senna. Nel 2019 la donna 60enne aveva denunciato l’attore per presunte violenze subite sul set del film Danton nel 1982.

Ieri con una lettera aperta su Le Figaro oltre 50 fra attori e altre personalità di spicco – inclusa l’ex premiere dame francese Carla Bruni – hanno denunciato il “linciaggio” a cui verrebbe sottoposto il protagonista di Cyrano de Bergerac. Il 74enne è indagato dal 2020 per stupro ai danni dell’attrice Charlotte Arnould, la prima donna ad accusarlo per stupro. Il 7 dicembre scorso un’altra grana. L’attrice Hélène Darras ha accusato Depardieu di averla aggredita sessualmente durante le riprese del film Disco nel 2007.

Il #Metoo italiano, il caso del regista Fausto Brizzi

Anche l’Italia ha avuto un il suo Metoo. Sulla scia degli scandali sessuali made in Usa, era stato definito l’Harvey Weinstein italiano e aveva dovuto lasciare le sue quote della società Wildside e rinunciare alla firma sul film da lui scritto e diretto per Warner Bros Poveri ma ricchissimi, vedendo parallelamente naufragare il suo matrimonio. Poi nel gennaio del 2019 per il regista Fausto Brizzi è arrivata l‘archiviazione da parte del gip di Roma, che ha rigettato l’opposizione da parte di tre donne che lo avevano accusato di violenza sessuale.

Il caso era nato dopo i servizi realizzati dalle Iene con le testimonianze delle presunte vittime. Brizzi dal canto suo si è sempre detto estraneo alle accuse: “Mai e poi mai nella mia vita ho avuto rapporti non consenzienti”.

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