Anniversario della strage di Piazza Fontana: cos’accadde il 12 dicembre 1969?

Il 12 dicembre 1969 esplodeva una bomba a Piazza Fontana a Milano, nella Banca dell’agricoltura, e cambiava la storia d’Italia

Cinquantaquattro anni fa cominciava uno dei periodi più difficili della storia dell’Italia repubblicana. Alle 16:37 una bomba distruggeva la sede della Banca dell’Agricoltura in Piazza Fontana, a Milano. Morirono 17 morti e 88 persone rimasero ferite, mentre altri ordigni esplodevano o malfunzionavano, senza vittime, in altre parti del Paese. Era l’inizio della cosiddetta “strategia della tensione” e degli anni di piombo.

La strage di Piazza Fontana

Venerdì 12 dicembre 1969 esplode una bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano. Era stata lasciata in una valigetta, sotto uno dei tavoli dove i clienti incontravano gli impiegati. La filiale era piena di persone che concludevano le operazioni della settimana, venute soprattutto da fuori città. Sono le 16:37 quando il locale viene distrutto da 7 chili di tritolo. I morti sono 17, 88 i feriti.

Nel frattempo si verificano altre esplosioni. Alle 16:55, quando la notizia di Milano sta ancora circolando incompleta, nel passaggio sotterraneo che conduce all’ingresso della Banca Nazionale del Lavoro un ordigno salta in aria senza fare morti. Lo stesso accade mezz’ora dopo davanti all’Altare della Patria e al Museo centrale del Risorgimento. Nella Capitale non ci sono vittime, ma comunque 16 feriti.

La sede della Banca Commerciale Italiana
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C’è però un’altra bomba a Milano. Viene ritrovata dai carabinieri in Piazza della Scala, davanti a quella che allora era la sede della Banca Commerciale Italiana. È inesplosa, ma non viene conservata. La sera stessa le forze dell’ordine dal fanno brillare in sicurezza. Non potrà mai essere utilizzata per le indagini successive.

Al governo si era insediato da poche settimane Mariano Rumor della Democrazia Cristiana, sostenuto da una coalizione di centrosinistra, frutto degli esperimenti degli anni precedenti di collaborazione tra partiti socialisti e centristi. Rumor si rifiutò di varare un governo di emergenza, limitando le conseguenze politiche dell’attacco.

Le indagini successive: la morte di Pinelli e i processi

Dal punto di vista storico la Strage di Piazza Fontana è ricordata come l’inizio della Strategia della Tensione. Si trattava di una serie di attentati messi in atto da terroristi di estrema destra per forzare l’istallazione di un governo autoritario di destra in Italia, interrompendo il percorso democratico del Paese, appena ricominciato dopo il ventennio fascista. Anche se oggi sembra improbabile, ai tempi altri due stati dell’Europa Meridionale, Spagna e Grecia, erano governati da dittature di estrema destra.

Le indagini successive alla strage non si concentrarono però subito sugli ambienti eversivi di destra. Ai tempi i principali responsabili di attentati dinamitardi erano gli anarchici. Così gli investigatori sui frequentatori del circolo anarchico 22 marzo, tra cui Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli. Il secondo fu interrogato per tre giorni e il 16 dicembre cadde dal quarto piano della questura di Milano, morendo. Le indagini imputarono la caduta a un malore.

La dedica di un albero a Pinelli
La dedica di un albero a Pinelli

Valpreda fu processato e assolto per la strage. Da lì una serie di processi si concentrò su una cellula di Ordine Nuovo, gruppo eversivo di estrema destra. La vicenda processuale fu lunga e complessa e si concluse con una sentenza della Cassazione che assolveva due imputati appartenenti a ordine nuovo nel 2005, ma affermava che altri due membri del gruppo, Franco Freda e Giovanni Ventura, erano i veri responsabili. I due però erano stati assolti nel 1987 e la legge italiana non permette di processare una persona due volte per lo stesso reato. Le famiglie delle vittime furono condannate a pagare le spese processuali.

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